La locandiera, destinata ad essere la commedia più rappresentata di Goldoni oltre che uno dei suoi capolavori, vide per la prima volta le scene il 26 dicembre del 1752 al Teatro S. Angelo di Venezia. L’autore aveva appena concluso la collaborazione con la Compagnia Medebac, avendo realizzato la Riforma nel 1750-51.
È, secondo Goldoni, la sua commedia più morale, più utile, più istruttiva. Quello che salta agli occhi alla prima lettura è l’evidente spettacolarità dell’intreccio. La domanda è: ...
La locandiera, destinata ad essere la commedia più rappresentata di Goldoni oltre che uno dei suoi capolavori, vide per la prima volta le scene il 26 dicembre del 1752 al Teatro S. Angelo di Venezia. L’autore aveva appena concluso la collaborazione con la Compagnia Medebac, avendo realizzato la Riforma nel 1750-51.
È, secondo Goldoni, la sua commedia più morale, più utile, più istruttiva. Quello che salta agli occhi alla prima lettura è l’evidente spettacolarità dell’intreccio. La domanda è: come ci si pone di fronte a un’altra edizione della Locandiera? Qui si è cercato di sfruttare a pieno la poesia e la struttura del testo, che contiene in sé tutte le spiegazioni e le situazioni possibili: Mirandolina ci si mette di picca nel far innamorare il burbero misogino Cavaliere di Ripafratta. La sua è una simulazione onesta, a fin di bene. Goldoni denuncia così il comportamento femminile senza negarne il fascino. Un fascino che sta nella sua modernità e non nella sua civetteria.
È una locandiera, una donna d’affari. La locanda il suo mondo. La locanda come azienda.
Una commedia che nel suo perfetto meccanismo di allegria e crudeltà pone il problema dell’equilibrio fra scena e testo.
Una ricerca, che cercherà di evitare le forzate stilizzazioni prestando particolare attenzione alla vita, al gioco della seduzione, al rapporto fra attori, autore e pubblico.
In questa opera, marchesi, conti, cavalieri, servitori, due commedianti sono tutti di passaggio, appartenenti a regioni diverse del nostro Paese. Una lingua che mescolando accenti, inflessioni, colori, diversità, diventa per dirla assieme all’autore come un manto d’Arlecchino.
Insomma, tutti questi ingredienti, sapientemente dosati, fanno grande questo Autore e questa commedia, facendo apprezzare Goldoni per la sua estrema modernità di intellettuale europeo e riformatore del Teatro-Mondo.
Cast
Il Cavaliere di Ripafratta:
Pietro Bontempo
Mirandolina:
Sandra Collodel
Fabrizio:
Gianluigi Fogacci
Ortensia:
Cristina Noci
Servitore:
Alessio Sardelli
Il Conte d’Albafiorita:
Gigi Savoia
Dejanira:
Daniela Tosco
Il Marchese di Forlipopoli:
Virgilio Zernitz
Regia:
Francesco Sala
Maestro movimenti di scena:
Sandro Prisca
Costumi:
Essecì, Marco Calandra
Disegno luci:
Umile Vainieri
Fonico di sala:
Franco Patimo
Fonico di palco:
Roberto Samassa
Capo sarta:
Loretta Coccia
Sarto di scena:
Marco Calandra
Amministrazione:
Teresa Rizzo
Produzione esecutiva:
Alessandro Fioroni