Stagione 2017 -
26 giugno, 10 luglio, 28 agosto, 4 settembre ore 21.15

Sonetti d’amore

Viaggio tra i più bei versi di William Shakespeare

Regia di Melania Giglio

Produzione:

Politeama Srl
Samuel Coleridge definì Shakespeare “An androgynous mind”, una mente androgina. In effetti,
nessuno come lui ha saputo parlare d’amore accogliendo in sé il maschile e il femminile, la
passione carnale e la sublimazione, la vita e la morte. Basti pensare al fatto che i primi 126 sonetti
sono dedicati al fair youth, un giovane ambiguo e narciso di sesso maschile, con ogni probabilità
identificabile con Henry Wriothesly, terzo conte di Southampton, patrono e mecenate di
Shakespeare; mentre i sonetti ...
Samuel Coleridge definì Shakespeare “An androgynous mind”, una mente androgina. In effetti,
nessuno come lui ha saputo parlare d’amore accogliendo in sé il maschile e il femminile, la
passione carnale e la sublimazione, la vita e la morte. Basti pensare al fatto che i primi 126 sonetti
sono dedicati al fair youth, un giovane ambiguo e narciso di sesso maschile, con ogni probabilità
identificabile con Henry Wriothesly, terzo conte di Southampton, patrono e mecenate di
Shakespeare; mentre i sonetti dal 127 al 154 hanno come loro fulcro una misteriosa Dark Lady,
quasi certamente la tenutaria di un bordello londinese frequentato dal Poeta.
Qual è la natura dell’amore? Qual è il confine tra amore e amicizia? In che cosa differiscono
l’amore passionale e quello ideale? Quando possiamo parlare di affinità elettive? Shakespeare nei
suoi sonetti indaga tutti i possibili aspetti dell’amore. E l’amore stesso diviene così lo strumento
d’eccellenza per conoscere se stessi, l’altro, il mondo, la poesia, la bellezza e la caducità. Il poeta
è testimone instancabile di un mondo che non c'è più, una realtà costruita con dedizione, fede,
potenza espressiva, serietà, competenza e valori indiscutibili. Nella stanza dell'immaginario del
grande poeta ci si può anche smarrire. Là ci sono pochi oggetti, lo spazio è denso, percorso da
sussurri e voci dimenticate, memorie di antiche interpretazioni, ombre in transito e riflessi di luce
abbaglianti. Il poeta frequenta il futuro nella vita di ogni giorno, si batte per la verità, cade in
deliquio, trema, sviene per un istante e in quell'istante elabora universi, sogna l'infinito e tenta di
decifrarne la grammatica. Così è la scrittura di Shakespeare, scrittura “vivente”, tracciata
nell'inconscio dei suoi interpreti. Così è la sua Poesia. Questo viaggiatore dell’illusione e del sogno
parla una lingua di cristallo, si misura con ogni possibile realtà, ogni forma di tradimento e, come
dal fondo di un pozzo, si affanna a parlare a tutti gli uomini ancora “vivi”, tramite versi che ci
parlano delle paure di un vecchio, degli incubi notturni di un Re lasciato solo dalle figlie, delle notti
d’amore di una Regina, degli affanni di un giovane principe, dei pensieri di un grande condottiero...
La stanza che ospita quest'uomo e le ombre che lo accompagnano ha grandi pareti di fumo che
soffrono dell’instabilità propria dei sogni e quindi mutano continuamente. Proprio perché è
“strumento divino”, proprio perché dialoga con gli angeli, il Poeta non deve solo divertirci (divertere = distrarre da), ma ha la possibilità di aiutarci a ritrovare la nostra grazia perduta, la nostra
innocenza, a lungo vagheggiata e rimpianta, cancellata inesorabilmente dal cinismo e dalla
superficialità della nostra vita quotidiana.

Quattro personaggi daranno voce e corpo ai più bei sonetti shakespeariani: William Shakespeare
(Alfonso Veneroso), La sua Musa (Melania Giglio), Il Conte di Southampton (Sebastian Gimelli
Morosini), La dark lady (Francesca Mària). È prevista una ricca contaminazione musicale: da
Marvin Gaye a Amy Winehouse, da Leonard Cohen ad Alanis Morissette. 
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Cast

William Shakespeare:
Alfonso Veneroso
La sua Musa:
Melania Giglio
Il Conte di Southampton:
Sebastian Gimelli Morosini
Dark Lady:
Francesca Maria

 

Regia:
Melania Giglio
Traduzione e adattamento:
Alfonso Veneroso
Costumi:
Susanna Proietti
Disegno luci:
Umile Vainieri
Disegno audio:
Franco Patimo
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